Caso Paragon: la Procura di Venezia indaga sulla denuncia di Beppe Caccia e Graphite

Il caso Paragon ha sollevato preoccupazioni significative riguardo allo spionaggio nei confronti di attivisti e giornalisti. Recentemente, la procura di Venezia ha avviato un’indagine in seguito all’esposto presentato da Beppe Caccia, co-fondatore dell’Ong Mediterranea Saving Humans e armatore della nave Mare Jonio.
Indagini sulla sorveglianza illegittima
Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, è stato uno dei soggetti spiati. L’esposto penale presentato da Caccia alla Procura della Repubblica di Venezia denuncia l’utilizzo dello spyware ‘Graphite’ fornito dall’azienda Paragon Solutions Usa. Le procure di Palermo, Napoli, Roma e Bologna avevano già avviato indagini sul caso Paragon prima che anche Venezia si unisse alle ricerche.
Dettagli dell’esposto penale
Caccia ha consegnato il proprio cellulare agli Uffici del Procuratore Capo per consentire accertamenti tecnici. Assistito dai legali Agnese Sbraccia e Giuseppe Romano, l’attivista ha indicato nel suo esposto possibili reati come:
- Accesso abusivo a sistema informatico aggravato dalla qualifica di Pubblico Ufficiale con abuso di poteri
- Detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparati informatici
- Illecite interferenze nella vita privata
Dichiarazioni sull’intrusione digitale
Nell’esposto si afferma che lo spyware sia utilizzabile solo da governi “occidentali” in base a clausole etiche che vietano l’uso contro giornalisti e attivisti. Caccia evidenzia che le indagini condotte insieme al Citizen Lab dell’Università di Toronto hanno confermato l’accesso non autorizzato al suo telefono.
Richiesta di giustizia
Sbraccia e Romano chiedono all’Autorità Giudiziaria di identificare i responsabili dello spionaggio e chiarire le motivazioni per cui Beppe Caccia, insieme ad altri attivisti come:
- Luca Casarini
- Don Mattia Ferrari
- David Yambio
- Francesco Cancellato
siano stati oggetto di tale violazione delle comunicazioni personali.