Cromosoma X rivela perché le donne vivono più a lungo e con meno problemi cognitivi

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Recenti ricerche scientifiche hanno svelato importanti scoperte riguardanti la longevità e il declino cognitivo di uomini e donne. Un team di esperti statunitensi ha condotto studi approfonditi sul cervello umano e su modelli murini, giungendo a conclusioni significative sull’invecchiamento e le differenze di genere.

longevità delle donne rispetto agli uomini

Secondo i dati epidemiologici, il morbo di Alzheimer, una delle forme più diffuse di demenza, colpisce prevalentemente le donne, con circa due terzi dei pazienti appartenenti al sesso femminile. Quando si analizzano i cervelli sani di uomini e donne anziani, quello delle donne appare significativamente più giovane e presenta minori segni di declino cognitivo.

il ruolo del cromosoma X

La ricerca ha identificato nel secondo cromosoma X la chiave per comprendere questa maggiore protezione. Contrariamente a quanto si pensava, questo cromosoma non è completamente inattivo; al contrario, durante l’invecchiamento esso si “risveglia”, attivando una serie di geni che contribuiscono alla longevità e alla salute cerebrale delle donne.

metodologia della ricerca

Il team guidato dalla professoressa Dena B. Dubal dell’Università della California di San Francisco ha collaborato con vari istituti per condurre analisi su modelli murini ibridi e tessuto cerebrale donato da soggetti anziani. Le osservazioni hanno evidenziato come la riattivazione dei geni silenti nel cromosoma Xi possa essere cruciale per garantire una vita più lunga e un minor rischio di declino cognitivo.

esplorazione dei geni silenti

Nell’ambito degli esperimenti condotti sui topi ibridi, è emerso che fino al 7 percento dei geni sul cromosoma Xi riesce ad attivarsi nonostante il processo di inattivazione. Tra questi geni spicca il PLP1, fondamentale per la produzione della guaina mielinica attorno agli assoni, che migliora la trasmissione del segnale nervoso.

conclusioni dello studio

I risultati ottenuti suggeriscono che l’attivazione del gene PLP1 nelle femmine anziane potrebbe spiegare i benefici cognitivi osservati. Gli scienziati hanno anche scoperto che solo le donne anziane presentano un’espressione superiore di questo gene nel tessuto cerebrale comparabile a quella riscontrata nei roditori durante gli studi.

  • Dena B. Dubal – Professoressa presso UCSF
  • Weill Institute for Neurosciences
  • Memory and Aging Center – Università della California del Sud
  • Leonard Davis School of Gerontology – Università della California del Sud

I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Advances, fornendo nuove prospettive sulla comprensione dell’invecchiamento e sulle potenziali strategie terapeutiche per contrastare il declino cognitivo.