Hamas annuncia rilascio ostaggi solo con fine della guerra in Medio Oriente

Le trattative tra Israele e Hamas hanno preso avvio al Cairo, focalizzandosi sulla prossima fase del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Al termine della prima sessione di colloqui, l’organizzazione palestinese ha rilasciato un comunicato in cui conferma la propria determinazione a rispettare l’accordo “in tutte le sue fasi e in ogni suo dettaglio”.
Beit Hanoun, Gaza
Secondo fonti vicine a Hamas, gli ostaggi israeliani rappresentano “un’importante carta vincente”, e il loro rilascio, sia per quelli vivi che per i deceduti, sarà condizionato dalla posizione che Tel Aviv assumerà riguardo alla conclusione della guerra a Gaza. Queste informazioni sono state riportate dal quotidiano Haaretz.
In aggiunta, le stesse fonti hanno indicato che potrebbero emergere nuove opportunità di compromesso durante i colloqui con i mediatori. Tra le proposte discusse vi sono:
- Scambio di ostaggi malati o deceduti con detenuti palestinesi.
- Miglioramento delle condizioni carcerarie per i prigionieri.
- Aumento significativo degli aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza.
- Fornitura di beni di prima necessità e invio di macchinari pesanti per operazioni di soccorso e ricostruzione.
Nelle ultime ore, al Cairo si stanno svolgendo negoziati sul proseguimento della tregua e sul rilascio degli ostaggi. Fonti egiziane segnalano che Hamas non sarebbe incline a un’estensione della prima fase dell’accordo e preferirebbe passare direttamente alla seconda fase.
L’organizzazione ha nuovamente affermato il proprio impegno ad attuare l’accordo “in tutte le sue fasi e in tutti i suoi dettagli”, invitando la comunità internazionale a esercitare pressione su Israele affinché rispetti pienamente l’intesa ed avvii immediatamente la seconda fase, senza indugi o tentativi di elusione.
Dall’altro lato, Israele mira a ottenere il rilascio di ulteriori ostaggi già a partire da domani e desidera estendere la fase A dell’accordo per altri 42 giorni. Questa strategia è emersa durante recenti incontri negli Stati Uniti tra l’inviato del premier Benjamin Netanyahu, Ron Dermer, e il segretario di Stato Steve Witkoff.