Israele viola tregua a Gaza: conseguenze nel Medio Oriente

La situazione nella Striscia di Gaza è nuovamente critica, con Israele che ha ripreso i bombardamenti aerei e il fuoco di artiglieria. Gli attacchi, avvenuti la scorsa notte, hanno causato oltre 400 morti accertati, tra cui un terzo costituito da donne e bambini. Questo nuovo ciclo di violenza si inserisce in un contesto già gravemente compromesso da 17 mesi di conflitto e assedio.
la ripresa dei bombardamenti israeliani
Il ritorno del terrore nella Striscia di Gaza è stato caratterizzato da attacchi intensi che hanno portato gli ospedali al collasso. La situazione sanitaria è descritta come apocalittica, con strutture già in difficoltà a gestire l’afflusso costante di feriti, aggravata dalla mancanza di energia elettrica e medicinali.
le motivazioni dietro gli attacchi
L’intento dichiarato del governo israeliano è quello di colpire la leadership di Hamas per ottenere il rilascio degli ostaggi. Questa strategia è contestata anche dalle famiglie dei prigionieri, le quali temono per la vita dei propri cari. La nuova offensiva giunge sedici giorni dopo il termine della prima fase del cessate il fuoco concordato a gennaio.
- Oltre 400 morti accertati
- Un terzo delle vittime sono donne e bambini
- Situazione sanitaria al collasso negli ospedali
- Evacuazioni forzate nel nord e centro della Striscia
analisi dell’esperto: intervista a giuseppe dentice
Giuseppe Dentice, analista esperto sul Medio Oriente dell’Osservatorio sul Mediterraneo (Osmed) dell’Istituto di Studi Politici “San Pio V”, ha fornito una panoramica sulle ragioni alla base della ripresa degli attacchi israeliani.
fattori interni ed esterni alla decisione
Dentice sottolinea che le motivazioni per la ripresa dei bombardamenti sono molteplici e comprendono fattori interni alla politica israeliana, pressioni regionali e dinamiche internazionali. Il governo Netanyahu ha chiarito che il cessate il fuoco avrebbe avuto una durata temporanea, utilizzato principalmente per guadagnare tempo sia per Israele che per Hamas.
- Pressioni interne da parte della destra radicale israeliana
- Sostegno americano alle azioni israeliane
- Dinamiche geopolitiche più ampie coinvolgenti altre aree strategiche come lo Yemen
difficoltà nei negoziati recenti
I negoziati precedenti al cessate il fuoco non hanno prodotto risultati concreti. Israele ha aumentato progressivamente le proprie richieste riguardo al rilascio degli ostaggi senza trovare un accordo soddisfacente con Hamas, che ha mantenuto una posizione rigida durante le trattative.
- Aumento delle richieste israeliane durante i negoziati
- Mancanza di intesa sulla questione degli ostaggi
- Poca disponibilità da parte di Hamas a cedere su condizioni fondamentali
prospettive future: rischio d’escalation?
Dentice evidenzia anche il rischio concreto che la situazione possa degenerare ulteriormente. Le tensioni in Yemen e i recenti raid statunitensi contro gli Houthi potrebbero contribuire all’allargamento del conflitto nella regione mediorientale.
- Possibilità di escalation militare tra Israele e Iran
- Sicurezza delle rotte commerciali minacciata dall’aumento delle tensioni nel Mar Rosso
- Potenziale coinvolgimento dello Stretto di Hormuz in caso d’intensificazione del conflitto