Liliana Resinovich, indagini sulla conservazione del corpo: dichiarazioni del consulente familiare

Il caso di Liliana Resinovich continua a sollevare interrogativi e controversie, in particolare dopo le recenti dichiarazioni del medico legale Stefano D’Errico. Consulente dell’associazione Penelope, che supporta la famiglia della vittima, D’Errico ha evidenziato alcune criticità relative alla conservazione della scena del crimine e alle condizioni in cui è stato rinvenuto il corpo.
perplessità sulla scena del crimine
Secondo quanto affermato da D’Errico, nonostante siano trascorsi venti giorni dall’omicidio, il luogo del ritrovamento appariva decisamente troppo ordinato. Questo elemento suscita dubbi significativi riguardo alla preservazione della scena del crimine. Il medico legale ha sottolineato che “era tutto troppo in ordine” per un caso di omicidio avvenuto in circostanze così drammatiche.
risultati della nuova perizia
La nuova superperizia conferma che Liliana Resinovich è deceduta per soffocamento causato da un intervento esterno, come sostenuto dai familiari fin dall’inizio delle indagini. D’Errico ha messo in luce la necessità di approfondire ulteriormente lo stato di conservazione del corpo al momento del ritrovamento, avvenuto il 5 gennaio 2022.
stato di conservazione e temperature basse
D’Errico ha suggerito che potrebbe essere opportuno considerare l’ipotesi che il cadavere sia stato mantenuto a temperature basse in un ambiente diverso rispetto a quello dove è stato trovato. Ha dichiarato: “Restano forti perplessità legate alla conservazione della scena del crimine e allo stato di conservazione del corpo”. Inoltre, ha criticato le procedure medico-legali seguite durante il recupero e la custodia del cadavere.
criticità nella custodia del corpo
L’esperto ha evidenziato errori significativi nella gestione post-mortem: fino all’8 gennaio, giorno dell’esecuzione della TAC, il corpo non era stato custodito in una cella frigorifera con temperatura controllata tra 0 e 4 gradi ma piuttosto in una camera fredda a 12 gradi. Ciò avrebbe accelerato i fenomeni post-mortali.
dichiarazioni contrastanti sulla conservazione
A differenza delle osservazioni di D’Errico, la perizia condotta dalla dottoressa Cristina Cattaneo sostiene che non ci siano stati congelamenti né spostamenti del cadavere. La condizione di conservazione sarebbe stata influenzata dal clima rigido registrato nei giardini dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste durante quell’inverno.
- Stefano D’Errico – Medico Legale e Consulente dell’associazione Penelope
- Cristina Cattaneo – Perito incaricato della nuova analisi sul caso