Maiale gigante davanti al Parlamento a Roma: stato della proposta sugli allevamenti intensivi

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Questa mattina, un imponente maiale gigante ha occupato piazza Montecitorio a Roma, proprio di fronte alla Camera dei Deputati. L’iniziativa è stata organizzata da attivisti e attiviste di Greenpeace Italia, con l’intento di attirare l’attenzione sulla proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, attualmente bloccata in Commissione Agricoltura.

La proposta è sostenuta non solo da Greenpeace Italia, ma anche da diverse organizzazioni ambientaliste e animaliste come Lipu, ISDE–Medici per l’ambiente, Terra! e WWF Italia. Il progetto legislativo si propone di avviare una transizione della zootecnia, mirata a ridurre l’impatto ambientale del settore e a tutelare il benessere degli animali, il cui sfruttamento è sempre più considerato intollerabile.

Greenpeace: la transizione è urgente

In Italia, ogni anno vengono allevati oltre 700 milioni di animali, principalmente per la grande distribuzione e per l’esportazione. Dati Eurostat indicano che tra il 2004 e il 2016 sono scomparse più di 320 mila aziende agricole, con un calo significativo delle piccole imprese. Al contrario, le aziende “molto grandi” sono aumentate del 21% e quelle grandi del 23%. Negli ultimi quindici anni, le aziende agricole di grandi dimensioni sono raddoppiate mentre le piccole e medie hanno visto dimezzarsi il loro numero, causando circa 350 mila posti di lavoro persi.

“È necessario un cambiamento radicale nel nostro sistema zootecnico,” ha affermato Simona Savini, rappresentante della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “Il nostro obiettivo è passare dall’allevamento intensivo a un modello agro-ecologico.” La questione coinvolge tutti: politici, agricoltori, associazioni e scienziati. La proposta legislativa offre le basi per affrontare questa sfida.”

L’allevamento intensivo consuma enormi quantità di mangimi che richiedono circa il 70% dei terreni agricoli  e oltre due terzi dell’acqua utilizzata in agricoltura in Europa. Inoltre, produce rifiuti che superano la capacità dell’ambiente di smaltirli. I liquami degli allevamenti intensivi contaminano suolo e risorse idriche soprattutto nelle aree ad alta densità zootecnica come la Pianura Padana. Le emissioni ammoniacali derivanti dagli allevamenti sono la seconda causa della formazione delle PM2,5 inquinanti che causano annualmente circa 50 mila morti premature  in Italia.

L’importanza della discussione sulla proposta di legge

L’installazione del maiale gigante a Montecitorio serve a sollecitare i parlamentari affinché riprendano un dibattito fondamentale riguardo alla salute degli animali, dell’ambiente e dei cittadini. Come sottolineato da Savini: “La protesta odierna vuole dare voce ai problemi legati agli allevamenti intensivi”. Il testo legislativo propone un modello zootecnico sostenibile che garantisca equità economica per i produttori e accesso alimentare di qualità per tutti.

Membri delle associazioni promotrici:

  • Lipu
  • ISDE–Medici per l’ambiente
  • Terra!
  • NNPWWF Italia strong>
  • Greenpeace Italia strong > li >
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    I motivi per superare gli allevamenti intensivi h2 >

    L’allevamento intensivo si svolge in ambienti artificiali dove numerosi animali vivono in spazi chiusi senza possibilità d’autonomia alimentare. Questa pratica include pollame, bovini e suini ed è orientata alla minimizzazione dei costi operativi a discapito del benessere animale.

    Nelle strutture intensive gli animali subiscono stress elevato che può portare a comportamenti aggressivi; nei suini si osserva frequentemente il morso delle code tra compagni d’allevamento. Per prevenire tali incidenti viene spesso praticata la caudectomia.

    Purtroppo nell’industria alimentare esistono pratiche disumane come la triturazione dei pulcini maschi; queste azioni avvengono nonostante siano disponibili tecnologie capaci d’identificare il sesso dell’embrione prima della nascita.

    Aspetti sanitari ed etici degli allevamenti intensivi:

    • PM2.5 responsabili di malattie respiratorie strong > li >
    • Emissioni ammoniacali collegate alle funzioni fisiologiche degli animali strong > li >
    • Morti premature causate dal PM2.5 superiori alle 50 mila all’anno strong > li >
    • Maltrattamento sistematico dei lavoratori nel settore zootecnico strong > li >
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      Tutto ciò evidenzia come sia necessaria una transizione verso un sistema agroecologico che preveda anche una sospensione temporanea dell’apertura di nuovi allevamenti intensivi fino all’attuazione di un appositoPiano nazionale per la riconversione del settore zootecnico. strong > p >