Mini vitalizio in Regione Lombardia: cosa c’è da sapere sul ripristino voluto dal centrodestra

Oggi si discute in commissione un disegno di legge proposto dal centrodestra, finalizzato a reintrodurre il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) e pensioni integrative per i consiglieri regionali e i membri della giunta lombarda. Questo rappresenta il terzo tentativo negli ultimi sei mesi per recuperare misure abolite dalla legge numero 21 del 2011, con l’obiettivo di eliminare i privilegi politici.
Contesto legislativo e proponenti
Il tema torna sotto i riflettori dopo un blitz bipartisan che non ha avuto successo a luglio e un emendamento presentato in dicembre dal consigliere Luca Daniel Ferrazzi, eletto con Letizia Moratti. Il disegno di legge, esaminato oggi, è sostenuto da figure di spicco come il presidente del Consiglio regionale Federico Romani e il vice Giacomo Basaglia Cosentino.
Dettagli del progetto di legge
Il nuovo “mini” vitalizio prevede l’inclusione, oltre allo stipendio, di indennità differita a titolo previdenziale e indennità di fine mandato. Sarà applicabile anche ai membri della giunta e ai sottosegretari. I requisiti per accedere a tali indennità comprendono:
- Compimento di 65 anni di età.
- Servizio di almeno cinque anni.
- Riconoscimento di un compenso alla conclusione del mandato.
Il costo annuo stimato ammonta a 800mila euro, da aggiungere ai 6 milioni di euro già destinati ai vitalizi per i consiglieri eletti prima del 2011.
Necessità di una riforma
Supportatori della legge evidenziano come i consiglieri eletti dal 2013 non possano beneficiare di un reale Tfr o pensione. Questo pone un problema, soprattutto per coloro che esercitano più mandati senza un’attività lavorativa alternativa. Il consigliere Ferrazzi ha sottolineato che, a partire dal 2019, altre regioni come Emilia, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige, Puglia e Lazio hanno già adottato sistemi simili, lasciando la Lombardia come una delle poche a non farlo.
Critiche e dichiarazioni
Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Nicola Di Marco ha espresso forti critiche nei confronti della proposta, definendola un tentativo inopportuno di ripristinare privilegi politici. Ha sottolineato che i cittadini affrontano difficoltà nel gestire la propria pensione, mentre i consiglieri regionali potrebbero beneficiarne dopo soli cinque anni di mandato. Secondo Di Marco, una riforma equa dovrebbe riguardare a livello nazionale, senza lasciar spazio a differenze regionali che creano confusione.