Moussa sangare e la sua confessione: la famiglia di sharon verzeni denuncia falsità

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Il caso di Moussa Sangare, accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, ha preso una piega inaspettata con il ritiro della sua confessione. Durante l’udienza per l’affidamento della perizia psichiatrica richiesta dalla difesa, il 31enne ha affermato: “Non ci sono prove” a suo carico.

ritrattazione della confessione

Sangare ha ritrattato la sua confessione iniziale, dichiarando di averla fatta per paura e stress. Secondo le sue parole, era sotto pressione dopo tre giorni di detenzione senza sonno. Ha anche specificato: “Non sono stato io, non ci sono prove che sia io il colpevole”. Questa affermazione ha scatenato la reazione dei familiari di Sharon, presenti in aula.

reazioni della famiglia Verzeni

I genitori di Sharon hanno espresso la loro indignazione per le dichiarazioni del presunto colpevole. Bruno Verzeni e Melody, sorella della vittima, hanno commentato con fermezza: “Ci vuole coraggio a dire quelle falsità”. La loro sofferenza è stata evidenziata dall’avvocato Luigi Scudieri al termine dell’udienza.

elementi del caso

Dopo il ritrovamento del coltello sul fiume Adda e delle immagini delle telecamere che lo collegano alla scena del crimine, Sangare adesso sostiene l’esistenza di un altro “vero assassino”. Ha descritto un elaborato piano messo in atto dal presunto colpevole, che includeva cambiamenti nell’aspetto fisico e nel mezzo di trasporto utilizzato.

analisi psicologica e motivazioni

La giudice per le indagini preliminari aveva precedentemente affermato che Sangare avesse ucciso per noia e ricerca di emozioni forti. Tale valutazione è stata fondamentale nel convalidare il suo arresto. La prossima udienza si terrà il 22 settembre.

  • Moussa Sangare – accusato dell’omicidio
  • Sharon Verzeni – vittima
  • Bruno Verzeni – padre di Sharon
  • Melody Verzeni – sorella di Sharon
  • Luigi Scudieri – avvocato della famiglia Verzeni