Recenti scoperte scientifiche hanno portato alla luce un nuovo stato dell’acqua, noto come ghiaccio plastico VII. Questo stato rappresenta una combinazione unica di caratteristiche sia del ghiaccio che dell’acqua liquida e potrebbe esistere in ambienti extraterrestri, dove le condizioni di alta pressione e temperatura sono predominanti.
ghiaccio plastico VII: caratteristiche e formazione
Il ghiaccio plastico VII è stato osservato per la prima volta grazie a esperimenti condotti presso l’Istituto francese Laue-Langevin (ILL). Per generare questo stato, è necessario applicare pressioni elevate, pari a sei gigapascal, equivalenti a 60.000 volte la pressione atmosferica terrestre, insieme a temperature che raggiungono i 327 °C. Queste condizioni estreme hanno permesso agli scienziati di studiare la struttura molecolare dell’acqua in questo particolare stato.
metodologia della ricerca
Per analizzare il ghiaccio plastico VII, è stata utilizzata la tecnica della diffusione di neutroni quasi-elastici (QENS). Questa metodologia consente di tracciare i movimenti delle particelle all’interno delle sostanze attraverso l’interazione con i neutroni. Secondo Maria Rescigno, dottoranda presso l’Università Sapienza e autrice principale dello studio, QENS offre vantaggi significativi per esplorare queste transizioni di fase rispetto ad altre tecniche spettroscopiche.
dynamics molecolari nel ghiaccio plastico VII
Le misurazioni effettuate suggeriscono che le molecole d’acqua nel ghiaccio plastico VII non ruotano liberamente all’interno del reticolo cristallino cubico; piuttosto mostrano “rapidi salti di orientamento”. Questo comportamento è simile a quello osservato in altri materiali organici pressurizzati.
implicazioni della scoperta
I risultati ottenuti dai ricercatori indicano che il ghiaccio plastico VII potrebbe caratterizzare mondi ghiacciati come Nettuno o Europa, una luna di Giove. Questo stato potrebbe anche essere un precursore per un altro stato dell’acqua ancora teorizzato ma non osservato direttamente, che si formerebbe a pressioni e temperature superiori.
- Dottoressa Livia Eleonora Bove – CNRS e Università La Sapienza di Roma
- Maria Rescigno – Dottoranda presso Università Sapienza
- Istituto francese Laue-Langevin (ILL)