Pensioni, chi perde di più dal taglio della rivalutazione degli assegni

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Negli ultimi anni, la questione della rivalutazione delle pensioni ha assunto un’importanza crescente, con numerosi governi che hanno adottato misure per limitare l’adeguamento degli assegni. Questa situazione ha avuto ripercussioni significative sul potere d’acquisto dei pensionati, in particolare per coloro che ricevono importi medio-alti.

Impatto delle riduzioni sulle pensioni

Secondo un’analisi condotta dalla Uil, una pensione di 3.500 euro mensili ha subito una perdita di quasi 10.000 euro di potere d’acquisto negli ultimi dieci anni. Questo fenomeno è stato accentuato dall’aumento dell’inflazione e dai tagli più severi applicati negli ultimi due anni.

Sentenza della Corte Costituzionale

Recentemente, la Corte Costituzionale ha stabilito che la riduzione dell’adeguamento per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo non contrasta con i principi costituzionali. I giudici hanno ritenuto giustificabile privilegiare gli assegni più bassi a scapito di quelli più elevati, evitando così potenziali ricorsi da parte dei pensionati.

Analisi dei costi dei tagli alle pensioni

A partire dal 2014, le pensioni superiori a circa 2.256 euro al mese sono state soggette a riduzioni. Per chi riceveva tale importo, si stima una perdita di oltre 2.000 euro nel potere d’acquisto nel corso del decennio. Se fosse stata mantenuta una rivalutazione adeguata all’inflazione, oggi l’importo dovrebbe essere intorno ai 2.684 euro, mentre attualmente si attesta sui 2.615 euro, generando una differenza annuale di quasi 890 euro.

Esempio concreto: assegno da 3.500 euro

Per un assegno iniziale di 3.500 euro nel 2014, l’importo attuale sarebbe dovuto essere circa 4.136 euro se fosse stata garantita una rivalutazione completa rispetto all’inflazione; Oggi il valore è sceso a soli 3.825 euro, comportando una perdita totale di quasi 9.619 euro nel periodo considerato.

Aumento dei tagli sotto il governo Meloni

Sebbene non sia stato il primo governo ad applicare tali misure restrittive, il governo Meloni si è trovato a gestire i tagli durante un periodo caratterizzato da picchi inflazionistici senza precedenti negli ultimi decenni. Le leggi di bilancio approvate alla fine del 2022 e del 2023 hanno comportato riduzioni significative degli assegni in termini sia percentuali che assoluti.

  • Pensionati con assegno da 3.500 euro: perdita mensile aumentata fino a circa 318 euro nel 2024.
  • Pensione media: impatto complessivo sull’assegno medio-alto sensibilmente maggiore rispetto agli anni precedenti.
  • Aumento dell’inflazione come fattore aggravante della situazione economica generale.