Riforma dei Medici di Famiglia: Aggiornamenti e Opinioni a Confronto tra Sostenitori e Oppositori

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Recentemente, il governo Meloni ha tenuto un incontro per discutere la riforma riguardante i medici di base, una proposta che ha suscitato opinioni contrastanti sia all’interno della maggioranza sia tra le Regioni. Il piano prevede di trasformare i medici di famiglia in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), con l’intento di farli operare prevalentemente nelle nuove Case della comunità. Sembra che le divergenze rendano difficile il raggiungimento di un accordo.

Esito del vertice sulla riforma

Dall’incontro non sono emerse decisioni chiare riguardo alla riforma dei medici di famiglia, che mira a renderli parte integrante del Ssn. Tra i partecipanti, oltre alla presidente del Consiglio, si trovano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e vari presidenti di Regione, uno per ciascun partito di maggioranza. Le presenze includono:

  • Alberto Cirio (Piemonte)
  • Francesco Rocca (Lazio)
  • Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia)

Schillaci ha chiarito che non esiste un consenso unitario sulla riforma. Pertanto, i tempi per implementarla potrebbero allungarsi, contrariamente alle aspettative iniziali, specie a causa della resistenza di alcune Regioni e di Forza Italia, che contestano la transizione dei medici da autonomi a dipendenti, senza contare altri problemi economici e tecnici da affrontare.

Modifiche previste dalla riforma

La proposta è di convertire i medici di famiglia, attualmente autonomi, in dipendenti pubblici del Ssn. Questo passaggio coinvolgerebbe soltanto i nuovi medici, mentre quelli già in servizio potrebbero continuare come convenzionati. L’intento è quello di garantire servizio nelle Case della comunità, spazi attesi che sorgeranno parallelamente al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), con un’apertura prevista di quasi 1.400 strutture entro il 2026.

Il concetto principale è migliorare la sanità territoriale, offrendo un’alternativa valida ai Pronto Soccorso, diminuendo così il sovraccarico di richieste. I medici diventerebbero disponibili quotidianamente per le necessità del territorio, spostando le consultazioni dalle tradizionali sedi in studio alle Case della comunità.

Opposizioni alla riforma

Le critiche provengono principalmente dai sindacati di categoria e dall’ordine dei medici, che hanno evidenziato problematiche come i costi legati al cambiamento e la possibile perdita del rapporto diretto tra paziente e medico. Inoltre, la gestione delle pensioni rimane un punto oscuro, poiché attualmente i medici di famiglia sono collegati a un ente previdenziale separato dall’Inps.

All’interno della maggioranza, permangono incertezze. Forza Italia non si oppone a riforme, ma propone sui medici di base una visione che mantenerebbe la loro autonomia, suggerendo una ripartizione del lavoro tra pazienti e sanità territoriale con orari prestabiliti.

Sostenitori della riforma

Tra i sostenitori, spicca il ministro della Salute Orazio Schillaci, anche se alcuni membri del governo esprimono incertezze sulla riforma. Le forze trainanti della proposta sono FdI e Lega, in particolare i presidenti di Regione come Francesco Rocca e Attilio Fontana, che spingono per migliorare la situazione relativa al personale nelle Case della comunità.

In sintesi, la situazione attuale presenta una bozza di discussione, ma il compromesso resta incerto. La possibilità che i medici possano scegliere se diventare dipendenti del Ssn è un’opzione così ancora da definire, mentre il governo continua a lavorare per trovare soluzioni concrete.