Rispondere ai perché dei bambini: consigli pratici dalla psicologa

La fase della curiosità infantile, caratterizzata dalla continua ricerca di risposte a domande complesse, rappresenta un momento cruciale nello sviluppo dei bambini. Questa incessante voglia di sapere è spesso fonte di sfide per gli adulti, che si trovano a dover fornire spiegazioni su argomenti talvolta difficili da affrontare. Esistono strategie efficaci per gestire questo periodo senza deludere i piccoli esploratori.
la curiosità insaziabile dei bambini
Il desiderio di conoscere è profondamente radicato nello sviluppo cerebrale dei bambini. Intorno ai due o tre anni, le connessioni neurali si rafforzano, alimentando una crescente sete di informazioni. Quando i bambini comprendono che ogni azione ha delle conseguenze, iniziano a porre domande e a cercare spiegazioni sulle dinamiche del mondo circostante.
Questo fenomeno raggiunge il suo culmine tra i tre e i quattro anni e ha motivazioni sia pratiche che emotive. I piccoli cercano strumenti per prevedere eventi futuri, riducendo l’incertezza tipica dell’infanzia. Inoltre, condividere interessi con i genitori li fa sentire valorizzati e contribuisce positivamente alla loro autostima.
gestire le domande senza perdere la pazienza
Nell’affrontare le incessanti domande dei bambini, molti genitori possono sentirsi sopraffatti. La terapeuta familiare Deena Margolin suggerisce un approccio alternativo: invece di fornire risposte dirette, invitare il bambino a riflettere con una semplice domanda come “E tu, perché pensi che sia così?”.
Questa tecnica offre diversi vantaggi: stimola il bambino a sviluppare capacità di ragionamento autonomo e consente ai genitori di mantenere un’interazione attiva senza sentirsi oppressi dalle richieste continue. È importante notare che questa strategia non deve essere utilizzata in ogni situazione ma può servire a interrompere la spirale delle domande quando diventa troppo insistente.
un gioco di intelligenza e complicità
Molti genitori trovano conforto nel vedere i propri figli elaborare concetti in modo autonomo; Non sempre questo approccio funziona come previsto. A volte la risposta alla domanda “E tu cosa ne pensi?” può portare il bambino a ribaltare la richiesta con un “Dimmi tu!”, creando così un circolo vizioso.
- Deena Margolin
- Linda Blair
- Psicologa americana
- Terapista familiare
- Pediatra esperto in sviluppo infantile