Sea Watch salva migranti da piattaforma petrolifera e critica le istituzioni

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Un’importante operazione di salvataggio ha avuto luogo nel Mediterraneo, dove trentaquattro migranti erano rimasti bloccati su una piattaforma petrolifera. Grazie all’intervento della nave Aurora di Sea Watch, queste persone sono state finalmente tratte in salvo dopo giorni di attesa e sofferenza. La situazione critica ha messo in evidenza le difficoltà e i pericoli affrontati dai migranti in fuga dalla Libia.

il dramma dei migranti sulla piattaforma Miskar

Per un periodo di quattro giorni, un gruppo di 32 individui è rimasto intrappolato su una piattaforma petrolifera nel Mediterraneo centrale, privo di risorse vitali come cibo e acqua. Durante questo tragico intervallo, un uomo ha perso la vita a causa delle condizioni estreme. Le autorità italiane e maltesi non hanno fornito assistenza, mentre le Ong hanno lanciato ripetuti appelli per il soccorso. Solo l’azione della nave Aurora ha permesso il recupero dei superstiti, evitando un possibile respingimento illegale verso la Tunisia.

il viaggio disperato verso la libertà

Il viaggio è iniziato sei giorni prima dell’arrivo sulla piattaforma Miskar. I migranti avevano lasciato la costa libica a bordo di un gommone in pessime condizioni, con l’intento di fuggire dalle violenze nei centri di detenzione libici. Dopo poche ore, il gommone è andato alla deriva e i naufraghi hanno raggiunto la piattaforma petrolifera, dove hanno subito esperienze traumatiche senza alcun supporto.

l’intervento delle ong e il salvataggio

L’appello iniziale per aiuto è stato lanciato dalla piattaforma Alarm Phone, che ha informato le autorità competenti senza ricevere risposta adeguata. L’aereo Seabird di Sea Watch ha sorvolato l’area documentando le condizioni critiche dei migranti. Nonostante ciò, nessuna autorità si è assunta la responsabilità del soccorso fino all’intervento della nave Aurora.

le dichiarazioni delle ong

Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, ha ribadito l’importanza della presenza della società civile nel Mediterraneo: “Il nostro compito è intervenire laddove le istituzioni non lo fanno”.

il rischio del respingimento in tunisia

I migranti temevano anche il rischio di essere riportati in Tunisia, un paese considerato non sicuro per loro. Le Ong denunciano frequenti abusi e violenze subiti dai migranti in quel territorio. La paura del respingimento rappresentava una grave minaccia ai diritti umani fondamentali.

la tragedia continua nel mediterraneo

L’incidente sulla piattaforma Miskar riflette una realtà più ampia: secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), almeno 80 persone sono morte dall’inizio dell’anno lungo questa rotta mortale. Nel 2024 oltre 4.200 migranti sono stati intercettati e riportati indietro in Libia.

  • Cittadini provenienti dalla Libia
  • Diverse ONG coinvolte nella situazione
  • Membri dell’equipaggio della nave Aurora
  • Esercenti della piattaforma Alarm Phone
  • Aeromobile Seabird di Sea Watch
  • Giorgia Linardi – Portavoce Sea Watch
  • Autorità italiane e maltesi non intervenute
  • Piattaforme petrolifere coinvolte nell’accoglienza dei naufraghi