Spionaggio contro don mattia ferrari per aiuto ai migranti: la verità dietro le accuse

Il tema dello spionaggio illegale sta emergendo con forza, coinvolgendo figure di rilievo nel panorama italiano. Tra le vittime vi è Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, che ha recentemente rivelato di essere stato intercettato dal software Graphite, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions. Questo solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’etica del monitoraggio delle comunicazioni, specialmente in relazione al lavoro svolto con i migranti.
don mattia ferrari e l’intercettazione
Don Mattia Ferrari ha ricevuto una notifica da Meta riguardo a un attacco informatico sul suo telefono l’8 febbraio dell’anno scorso. Nello stesso giorno, anche Luca Casarini, capomissione dell’ong fondata da Ferrari, ha ricevuto un avviso simile. Questi eventi pongono l’accento su un possibile collegamento tra le intercettazioni e il loro operato umanitario.
altre vittime dello spionaggio
Oltre ai due membri di Mediterranea, altre personalità hanno subito lo stesso trattamento. Nella lista figurano:
- Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it
- Beppe Caccia, armatore
- David Yambio, rifugiato sudanese e presidente di Refugees in Libya
le preoccupazioni di don mattia ferrari
Nonostante la situazione personale non susciti ansie immediate per Ferrari, egli esprime inquietudine per la sorte dei migranti che affrontano violenze e torture. La sua posizione è chiara: “Non sono preoccupato per me ma per i migranti”, afferma alla Stampa, enfatizzando la necessità di chiarire tale vicenda.
il ruolo della solidarietà nella comunità
Ferrari sottolinea come la solidarietà verso i più vulnerabili sia percepita come sovversiva in una società sempre più indifferente. Egli auspica una riconciliazione basata su valori fondamentali quali solidarietà e fraternità.
A bordo della nave, Don Mattia si occupa della sfera spirituale dell’equipaggio e dei migranti. Le sue responsabilità includono:
- Offrire supporto spirituale ai migranti durante il viaggio attraverso il mare.
- Eseguire benedizioni per coloro che hanno subito torture nei lager libici.
- Mantenere relazioni tra Mediterranea e movimenti popolari con la Chiesa cattolica.
dichiarazione finale sulle intercettazioni
Nell’analizzare le intercettazioni subite, Don Mattia ipotizza un legame diretto con il suo impegno umanitario ma riconosce anche altre possibilità. La sua principale preoccupazione rimane rivolta ai diritti umani dei migranti e alle ingiustizie perpetrate in nome di accordi statali volti a contenere i flussi migratori.