Stadio Roma a Tor di Valle: la condotta controversa di Marcello De Vito analizzata dai giudici

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Il caso di Marcello De Vito, ex presidente dell’Assemblea Capitolina, ha attirato l’attenzione per la sentenza emessa nel scorso aprile, che ha comportato una condanna di 8 anni e 8 mesi in relazione al processo riguardante lo stadio della Roma a Tor di Valle.

motivazioni della condanna

Nel motivare la condanna di Marcello De Vito, i giudici hanno descritto il suo comportamento come “grave” e “spregiudicato”. Secondo i magistrati dell’ottava sezione penale di Roma, le indagini hanno rivelato la serietà delle azioni di De Vito, così come l’intensità del dolo manifestato. In particolare, è stata evidenziata l’abilità con la quale De Vito avrebbe sfruttato la sua carica pubblica a fini economici, ignorando i doveri verso la collettività.

il contesto delle azioni

Le indagini hanno confermato che De Vito ha pianificato strategie per avvantaggiarsi, in particolare in un colloquio con Camillo Mezzacapo. Questo dialogo, avvenuto il 4 febbraio 2019, ha messo in evidenza l’intenzione di sfruttare la favorevole congiuntura in cui il Movimento 5 Stelle era al governo sia della nazione che della città di Roma.

le condanne e assoluzioni

Oltre a De Vito, sono emerse condanne per altri coinvolti nel caso. In particolare:

  • Camillo Mezzacapo: 9 anni
  • Luca Parnasi: 2 anni
  • Gianluca Bardelli: 6 anni e 8 mesi
  • Adriano Palozzi: 1 anno e 10 mesi
  • Luca Lanzalone: 3 anni
  • Giuseppe Statuto: 1 anno e 6 mesi
  • Giulio Centemero: 1 anno
  • Andrea Manzoni: 8 mesi

persone assolte

D’altro canto, alcuni individui sono stati assolti nel corso del processo. Tra questi si annoverano:

  • Francesco Bonifazi, ex tesoriere del PD
  • Gianluca Talone
  • Domenico Petrolo
  • Fortunato Pititto
  • Fabio Serini
  • Claudio Santini
  • Francesco Prosperetti
  • Davide Bordoni
  • Giampaolo Gola
  • Nabor Zafiri
  • Paolo Desideri
  • Vanessa Adabire Aznar
  • Michele Civita, ex assessore regionale

le condotte illecite

In aggiunta, secondo quanto affermato dai giudici, De Vito ha accettato l’idea di Camillo Mezzacapo di dividere i profitti accumulati al termine del proprio mandato e di approfittare della situazione per intraprendere ulteriori iniziative illecite. Le azioni sono state identificate come parte di un disegno criminoso unitario e ben connesso tra loro.