Storia del pass antifascista a Lodi e le polemiche che suscita

Recentemente, il Comune di Lodi ha approvato una nuova clausola antifascista per l’utilizzo delle sale comunali, generando un acceso dibattito politico. Questo provvedimento richiede ai richiedenti di dichiarare esplicitamente la loro adesione ai valori democratici e antifascisti della Costituzione italiana.
la clausola antifascista a lodì
Denominata “pass antifascista”, questa iniziativa è stata approvata la scorsa settimana con difficoltà, ottenendo solo una maggioranza risicata. Le divisioni all’interno dei sostenitori sono emerse chiaramente, come dimostrato dall’astensione del gruppo Lodi Al Centro, che sostiene il sindaco Andrea Furegato.
le reazioni al provvedimento
Il consigliere di centrodestra Lorenzo Maggi ha rinunciato a utilizzare una sala comunale per la presentazione del libro di Giuseppe Cruciani, prevista per il 28 febbraio. Cruciani ha dichiarato: “Non firmerò niente”, definendo il provvedimento “anti-democratico” e “fascista”. Anche Maggi ha espresso preoccupazione riguardo alla limitazione delle opinioni personali.
l’origine della mozione
L’idea di questa clausola è emersa da una mozione presentata nell’ottobre 2024 su richiesta di diverse associazioni locali, tra cui l’ANPI di Lodi. A metà febbraio è stata approvata la modifica al regolamento sull’occupazione temporanea delle sale pubbliche, stabilendo che i richiedenti devono aderire ai valori democratici e antifascisti per accedere agli spazi pubblici.
il punto di vista dei sostenitori
Il consigliere Michele Merola, promotore del provvedimento, ha sottolineato che simili documenti sono già in uso in altre città italiane come Milano e Brescia. Ha affermato che “la Costituzione è intrinsecamente antifascista” e che l’impegno richiesto non costituisce una restrizione ma piuttosto una misura preventiva per evitare usi impropri degli spazi pubblici.
sentenze favorevoli
Sono state citate due sentenze del TAR di Brescia che confermano la legittimità della clausola e attestano che non limita le libertà individuali. Secondo i giudici del Consiglio di Stato, l’obbligo per i richiedenti rappresenta una salvaguardia necessaria contro finalità incompatibili con l’ordinamento italiano.
- Giuseppe Cruciani
- Lorenzo Maggi
- Michele Merola
- Francesca Pascale
- Andrea Ruggieri
- Anpi Lodi