Topi lanosi in laboratorio: esperti dubitano del ritorno del mammut

Il progresso della genetica ha portato alla creazione di organismi modificati in laboratorio, suscitando interesse e dibattiti tra esperti e scienziati. Recentemente, l’azienda americana Colossal Bioscience ha annunciato la realizzazione dei primi “topi lanosi”, roditori geneticamente modificati il cui pelo presenta caratteristiche simili a quelle dei mammut lanosi. La comunità scientifica si interroga sull’importanza di questo traguardo nella più ampia ricerca sulla de-estinzione.
creazione dei topi lanosi da parte di colossal bioscience
Colossal Bioscience, attiva nel campo delle biotecnologie e dell’ingegneria genetica, ha ricevuto ingenti finanziamenti per tentare di riportare in vita specie estinte come il mammut lanoso (Mammuthus primigenius). I “topi lanosi” presentano un pelo che ricorda quello dei mammut sia per colore che per consistenza. Nonostante ciò, molti esperti mettono in dubbio che questa innovazione rappresenti una tappa fondamentale verso la resurrezione del mammut.
Obiettivi della ricerca sulla de-estinzione
L’intento finale di Colossal è quello di creare embrioni ibridi tra elefanti asiatici (Elephas maximus) e mammut attraverso modifiche genetiche. Prima di procedere con gli elefanti, i ricercatori stanno sperimentando su topi per testare vari strumenti di ingegneria genetica.
dubbio degli esperti sui risultati ottenuti
Numerosi specialisti hanno espresso scetticismo riguardo ai risultati raggiunti da Colossal Bioscience. La professoressa Tori Herridge dell’Università di Sheffield ha sottolineato che le modifiche apportate non sono state progettate per replicare precisamente i geni del mammut e che molte delle alterazioni sono già note nell’ambito dell’allevamento dei roditori.
Critiche alle affermazioni della colossale bioscienze
Anche Stephan Riesenberg del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology ha commentato che i topi modificati rappresentano semplicemente una variazione genetica piuttosto limitata. Le ricerche condotte hanno incluso otto alterazioni su sette geni diversi, ma l’impatto reale delle mutazioni rimane incerto.
- Tori Herridge – Università di Sheffield
- Stephan Riesenberg – Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology
- Alena Pance – Università dell’Hertfordshire
I dubbi non riguardano solo l’efficacia scientifica, ma anche le implicazioni etiche legate a tali esperimenti. Gli studiosi avvertono che i rischi associati alle mutazioni nei topi sono già noti e richiedono ulteriori studi per valutare gli effetti a lungo termine sulla salute degli animali coinvolti.